Ruffoni Giuseppe

Ruffoni Giuseppe [Verona, 1804 - 1867].

 

Di nobili origini, figura assai nota a Verona non solo per il prestigioso ufficio da lui ricoperto (era infatti consigliere della Corte di Giustizia), ma anche per i sentimenti patriottici che caratterizzavano tutta la sua famiglia e per i quali fu perseguitato dall’Austria. In occasione della dimostrazione antiaustriaca presso il Teatro Ristori, il 15 gennaio 1860, fu arrestato insieme ad altri illustri personaggi presenti quella sera, erroneamente sospettati dalle autorità austriache di essere i responsabili dell’organizzazione del tumulto. L’arresto del Ruffoni avvenne l’8 febbraio; in seguito venne sospeso dal suo incarico e privato dello stipendio. Prelevato dalla sua villa di Pavarana, sopra Grezzana, fu condotto dapprima presso il carcere degli Scalzi a Verona, poi a Venezia nella prigione di San Severo. Le accuse tuttavia caddero presto e la liberazione dei detenuti veronesi avvenne il 16 maggio. La seppur breve permanenza nelle carceri veneziane convinse Giuseppe che per lui e la sua famiglia non vi era altra soluzione che l’emigrazione in Lombardia; tanto più dopo la definitiva destituzione da consigliere del tribunale e dopo che tutti i suoi figli, tranne il giovanissimo Giamino, erano partiti clandestinamente per il Piemonte con l’intenzione di arruolarsi nell’esercito sabaudo. Il 12 dicembre del 1860 anche Giuseppe e Giamino lasciarono Verona, intraprendendo una rocambolesca fuga notturna nelle campagne di Cerea, lungo le acque del Menago e del Tartaro, e infine attraversando il Po all’altezza di Melara. Particolarmente difficile fu evitare le pattuglie austriache di guardia sul grande fiume. Dopo una breve sosta a Modena e a Milano, il Ruffoni incontrò i figli Emilio e Gianni a Casale. Giunto a Torino, fu ammesso ai tribunali piemontesi con sede a Milano. Visse nel capoluogo lombardo insieme ai figli fino al 1866, anno in cui poté rientrare nella sua Verona ormai liberata.