Peschiera

Posta praticamente in linea con Mantova, sull’asse difensivo naturale determinato dal Mincio, la cittadina lacustre venne interessata, alla fine del 1797, da un progetto mirante a farla diventare un’imponente piazzaforte, pensato dall’architetto militare, comandante del genio in Italia, François de Chasseloup-Laubat. I lavori veri e propri iniziarono solo nel 1803 con l’impianto, in contemporanea, dei cantieri per il restauro della cinta magistrale bastionata e per la costruzione della controguardia. Sulle alture Salvi e Mandella vennero intrapresi enormi movimenti di terra allo scopo di scavare fossati e di erigere gli alti terrapieni. Di fatto dopo che Napoleone si assicurò il controllo delle Venezie i lavori di rafforzamento delle fortificazioni prima rallentarono e poi si interruppero, riprendendo, opportunamente modificati, solo dopo vivaci discussioni, nel 1807 e si protrassero fino al 1813.

In seguito a vivaci discussioni nel 1807 i lavori ripartirono, opportunamente modificati, e si protrassero fino al 1813.

Gli austriaci assegnarono a Peschiera il ruolo di piazzaforte di seconda classe, subordinata innanzitutto al ruolo primario assunto da Mantova almeno fino al 1848. Essi iniziarono quasi subito, tra il 1815 e il 1816, a consolidare le fortificazioni e in particolare i forti esterni.

Più innovativo fu il loro approccio per quanto riguarda al riadattamento del corpo di piazza – i cui progetti vennero definiti tra il 1817 e il 1818 – che andava munito di tutti gli edifici utili alla guarnigione stimata attorno alle 3000 unità.

A partire dal 1821 però a causa delle difficoltà finanziarie il Consiglio Aulico della Guerra non diede particolare seguito ai progetti formulati e così vennero attuati solo interventi circoscritti.

Tra il 1831 e il 1832 si eseguirono altri lavori per realizzare due nuovi forti sulle alture Salvi e Mandella. Non si trascurò nemmeno la cinta magistrale e i suoi terrapieni e iniziò dunque il restauro dei cavalieri di origine veneta, mentre nel 1837 venne eseguito un intervento importante anche alla Rocca.

La guerra del 1848 e il duplice assedio subito da Peschiera, convinsero Vienna della necessità di dotare la cittadina lacustre di un adeguato sistema difensivo con un nuovo campo trincerato il cui scopo doveva essere anche quello di accrescere la forza dell’armata in campagna la quale, difesa da un sistema di forti distaccati, avrebbe potuto riorganizzarsi e riprendere l’offensiva.

I lavori iniziarono e procedettero alacremente ma, con il passare del tempo, gli scarsi finanziamenti indussero il Genio a concentrare gli interventi sulla parte destra dell’abitato.

Dopo la seconda guerra d’indipendenza durante la quale si temette un nuovo assedio, scongiurato solo dall’armistizio di Villafranca, il nuovo confine politico determinò una maggiore importanza strategica alla cittadina lacustre e proprio la presenza dell’acqua assunse una peculiarità tale da determinare, tra il 1859 e il 1861, un ripensamento della fortezza in funzione di acquartieramento navale con la costruzione di un porto militare.

Dopo il 1859 il sistema territoriale della nuova piazzaforte raggiunge la sua completa estensione e il campo trincerato venne definitivamente completato: esclusi i quattro forti più interni, quelli distaccati di prima linea sono dieci, disposti su una linea distante dalla cinta magistrale dai 900 ai 1.200 metri, tranne il forte N° VI distante 1.500 metri e il N° VII che ne dista 2.500; il perimetro totale della linea trincerata risultò di circa 7.000 metri. [Federico Melotto]