Il Museo del Risorgimento - Gli Ambienti Espositivi



La disposizione delle sale e degli ambienti studiata e voluta da Maria Fioroni per il nuovo Museo del Risorgimento – ad oggi rimasta volutamente inalterata a testimonianza della sensibilità museale di un’epoca – rispondeva, in primo luogo, ad un criterio cronologico basato sulle grandi scansioni storiche dell’epopea risorgimentale. Il 1848, il 1859, il mito di Giuseppe Garibaldi costituivano (e costituiscono) alcuni dei fondanti leit-motive su cui si articola la struttura espositiva portante delle raccolte fioroniane, l’ossatura di un percorso storico e didattico volutamente pensato per ‘avvolgere’ il visitatore in un’atmosfera.

Uno degli aspetti più interessanti e indubbiamente caratteristici del Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni (per una superficie espositiva di oltre 600 mq.) è appunto legato alla voluta contestualizzazione degli oggetti e dei cimeli attraverso una complessa operazione di ‘ambientazione’, concretamente ispirata agli stilemi scenografici del notissimo allestimento creato da Antonio Avena a Castelvecchio, prima degli interventi scarpiani.

Tra le sale risorgimentali di palazzo Fioroni gli arredi rigorosamente d’epoca, gli arazzi, i tappeti, i tendaggi, i lampadari, contribuiscono nel complesso ad una sorta di mise en scene storica per le collezioni vere e proprie, alla creazione cioè di uno sfondo in grado di valorizzare, storicizzandola, la multiforme congerie dei preziosi oggetti esposti.

Il percorso espositivo sviluppato in otto ambienti contigui risponde, come accennato, ad una peculiare visione della storia nazionale e delle sue vicende. Una visione di lunghissimo respiro che individua specificatamente nella campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte l’evento catalizzatore del complesso momento risorgimentale, scandito di sala in sala attraverso la tematizzazione di altrettanti momenti fondanti.

Nella ‘sala napoleonica’, l’arredamento in stile primo impero fa da cornice ad una cospicua collezione di stampe originali dedicate al generale corso, alle sue più importanti campagne militari e alla famiglia Bonaparte; di particolare pregio, oltre ai servizi d’epoca in porcellana, la pregiatissima coperta nuziale appartenuta a Maria Luigia d’Austria duchessa di Parma e moglie di Napoleone.

Il ‘corridoio del Risorgimento’ introduce ad una sequenza espositiva con i manifesti e i proclami relativi ad alcuni degli episodi salienti del ‘primo’ Risorgimento, en guise d’introduzione agli ambienti prospicienti e successivi. Gli esemplari più antichi risalgono all’effimera repubblica emiliana delle Province Unite (1831), culminata con la sentenza di morte emessa da Francesco IV contro Ciro Menotti (20 maggio 1831), della quale è esposto il rarissimo proclama originale. Si distinguono, per il significativo valore storico e documentario numerosi bollettini straordinari emessi dal governo provvisorio della Lombardia durante la prima guerra d’indipendenza, l’originale proclama costitutivo della Repubblica di Venezia di Daniele Manin (23 marzo 1848) e, non da ultimo, la straordinaria raccolta completa di tutti i proclami ed editti a stampa emessi dalla Repubblica Romana (1848-1849).

La ‘sala del 1848’ costituisce l’ambiente centrale della casa-museo di Legnago; assieme agli arredi dell’epoca, conserva, in eleganti bacheche, numerosi documenti e cimeli tra i quali una vasta collezione di medaglie commemorative, alcune cartelle del prestito mazziniano, rarissimi oggetti relativi alle ‘cinque giornate’ milanesi e una collezione integrale di tutte le onorificenze e le decorazioni militari delle campagne risorgimentali. Le pareti, decorate in stile, sono arricchite da numerose e pregevoli litografie. Ai ritratti di protagonisti di questo annus mirabilis per la storia italiana ed europea si accompagnano alcune carte topografiche coeve che illustrano le strategie militari adottate dall’esercito piemontese e austriaco nelle campagne militari.

Di indubbio interesse è la collezione di armi bianche e da fuoco risorgimentali, ricca di alcune centinaia di pezzi: fucili, baionette, pistole, fiasche da polvere, sciabole e daghe che documentano l’evoluzione degli equipaggiamenti dell’ordinanza militare ottocentesca degli eserciti coinvolti negli scenari bellici risorgimentali, come pure le spesso improvvisate armi ‘civili’ adattate dai volontari che portarono il loro valoroso contributo alla storia del Risorgimento.

L’attigua ‘sala Bonomi’ dedicata alla seconda guerra d’indipendenza, è arredata con mobili provenienti dal palazzo ottocentesco della famiglia legnaghese Bonomi: sono esposti importanti documenti tra i quali alcune lettere autografe di Giuseppe Garibaldi, di Carlo Montanari (martire a Belfiore), di Carlo Alberto di Savoia e di Vittorio Emanuele II. Alle pareti trovano spazio decine di litografie, alcune ad opera del celeberrimo illustratore Gustave Dorè, dedicate alle battaglie salienti della guerra di Crimea, della seconda guerra d’indipendenza e dell’impresa dei Mille.

La ‘sala dei patrioti’ introduce all’epopea degli oltre duecento legnaghesi che tra il 1848 e il 1866 presero parte ai fatti d’arme più significativi del Risorgimento: le numerose stampe e le fotografie commemorative dell’epoca ritraggono i volontari che condivisero, talvolta fino alla morte (come nel caso dei ‘martiri’ di Belfiore Pier Domenico Frattini e Angelo Scarsellini, del garibaldino Girolamo Gilieri morto a Calatafimi), gli ideali di Garibaldi e Mazzini. Dei ‘padri’ del Risorgimento, oltre a numerosi ritratti fotografici (in alcuni casi accompagnati da firme autografe), si conservano cimeli di particolare valore come la maschera funeraria in gesso di Giuseppe Mazzini, donata al museo dallo scultore Foscolo Gangeri e alcuni oggetti personali appartenuti alla marchesa Giuseppina Raimondi, seconda moglie di Giuseppe Garibaldi.

All’eroe dei ‘due mondi’ è dedicata l’omonima sala nella quale sono stati ricollocati gli arredi originali della stanza dell’albergo ‘Paglia’ di Legnago nella quale il generale dormì il 10 marzo 1867. La ricostruzione dell’ambiente funge da ‘supporto’ espositivo per alcuni significativi oggetti appartenuti al generale – uno dei suoi caratteristici fez, un bastone ‘animato’ da passeggio – e donati a Marino Bevilacqua, il facoltoso patriota milanese che contribuì in modo cospicuo al finanziamento di numerose imprese militari del Risorgimento. Tra le vetrine in stile di questa sala spiccano, oltre a tre ‘camicie rosse’ appartenute ad altrettanti volontari legnaghesi, una decina di lettere autografe del generale e un suo ritratto a matita opera del celebre Gerolamo Induno, par exellence uno dei pittori più significativi del Risorgimento.

Completa il percorso espositivo la ‘sala della moda’: anche se in parte tematicamente svincolata dalle raccolte risorgimentali di palazzo Fioroni, questo ambiente ne costituisce una indispensabile appendice, pensato e predisposto da Maria Fioroni come necessario complemento di un racconto della quotidianità domestica della borghesia legnaghese all’insegna di ‘anelanti’ aspirazioni, la cui esemplificazione più evidente è indubbiamente il ‘tricolore Guarienti’, cucito in segreto sperando nell’arrivo imminente delle truppe italiane nel 1866 ed esposto assieme ad altre decine di bandiere d’epoca nelle sale del Museo. Abiti femminili, corpetti e corsetti, trine, gioielli, una straordinaria collezione di utensili per il cucito, ventagli, ombrelli da passeggio e quant’altro richiamano volutamente quel ‘gusto’ borghese muliebre di metà Ottocento che fa appunto da sfondo alle vicende del Risorgimento legnaghese.