‘Povera la vita culturale legnaghese’: così titolava un articolo apparso su ‘L’Arena’ di Verona il 26 agosto 1954, tracciando un quadro della vita culturale legnaghese a dir poco umiliante e desolante, in cui spiccava l’assenza di una biblioteca e di un qualsiasi circolo culturale. Leggendo la cronaca locale dei quotidiani di quegli anni, appare evidente che la mancanza di una biblioteca pubblica a Legnago fosse avvertita come un problema molto importante, particolarmente sentito dall’intera cittadinanza. L’amministrazione comunale, assillata dai problemi della ricostruzione dopo le immense rovine della seconda guerra mondiale ed oberata da onerosi impegni per lo sviluppo della città, non poteva d’altra parte rimediare alla grave mancanza.
Dal fervido dibattito che nella seconda metà degli anni ’50 aveva polarizzato le attenzioni degli ambienti culturali legnaghesi, erano emerse intenzioni alquanto disparate: il locale Rotary Club aveva proposto di adibire a biblioteca pubblica il vecchio ‘torrione’ veneziano di piazza Libertà. Altri avevano pensato all’istituzione di una fondazione o ad una associazione tra cittadini che fosse capace di mettere a disposizione, con gesto magnanimo, i locali e i fondi per creare il primo nucleo di una raccolta libraria.
Maria Fioroni – che negli stessi anni si stava apprestando a varare la ‘sua’ Fondazione – non fu certo estranea al dibattito anche se i progetti abbozzati la spingevano verso altre mete; un articolo del quotidiano ‘L’Arena’ (24 novembre 1957) informava infatti che la ‘signorina’ aveva deciso di ristrutturare le vecchie scuderie di palazzo Fioroni che sarebbero state trasformate in una biblioteca storica, complementare alle raccolte museali. Si sarebbe trattato di una biblioteca ‘specialistica’ non aperta al pubblico, articolata in tre sezioni corrispondenti alle suddivisioni delle collezioni: ‘storia di Legnago e della pianura veronese’, ‘storia di Verona e della provincia’, ‘storia del Risorgimento’. Il materiale di cui disponeva questa nascente biblioteca storica era cospicuo, prezioso, di grande interesse e molto vario: andava dalle pubblicazioni moderne più recenti, a raccolte più o meno complete di giornali e riviste, ad esemplari rari di opere di pregio. Il modello a cui Maria Fioroni si era ispirata era la grande biblioteca abbaziale di Praglia che aveva avuto modo di visitare, restandone entusiasta.
Ben presto però, la ‘signorina’, a cui non sfuggiva il polso della sua Legnago e dei problemi che tormentavano una città che stava faticosamente rinascendo dalle ceneri e dalle macerie della tragedia bellica, si rese conto che una biblioteca specialistica avrebbe interessato solo pochi studiosi, rischiando di non rispondere alle esigenze molto più concrete della comunità. La svolta avvenne nel corso del 1959: forte di quell’ostinazione e di quella caparbietà che contraddistinguono tutto il suo operato, Maria Fioroni decise di farsi interamente carico di istituire una biblioteca pubblica per Legnago: fu una scelta fondamentale per il futuro culturale della cittadina atesina, ma nello stesso tempo uno sforzo economico notevole per la presidente della neonata Fondazione Fioroni.
Qualche anno dopo, Maria Fioroni, ricordava con queste parole i tormentati progetti che avevano accompagnato la nascita della Biblioteca pubblica della Fondazione Fioroni: «l’attuale biblioteca è stata preceduta da una più modesta; l’avevo creata con mia sorella Gemma, ed era inerente alle raccolte storiche del Museo. Ma questa interessava solo gli studiosi. Legnago perciò aveva bisogno di una biblioteca che rispondesse in pieno alle direttive del Ministero della Pubblica Istruzione. Comprendendo che il municipio non avrebbe potuto crearla perché era preso da gravi, urgenti impegni per la ricostruzione del paese, si decise, mia sorella Gemma ed io, di soddisfare noi il desiderio dei Legnaghesi... la casa era già stata adibita a Museo, perciò fu necessario utilizzare il fabbricato adiacente al cortile, e trasformare un cadente granaio, in una biblioteca decorosa degna di un centro in pieno sviluppo. La spesa era notevole, ma non mi scoraggiai... Le travi di legno furono sostituite con travi in cemento, i pavimenti tarlati con pavimenti di marmo, vennero chiuse porte, aperte finestre. Per il ricordo lasciatomi da mio fratello Oreste, mi fu possibile anche completare la biblioteca con una moderna costruzione, che comprende la sala delle conferenze secondo il progetto dell’architetto Forlati, al quale sono grata per la sua preziosa e disinteressata opera».
Ottenere questo risultato non era stato così semplice, come potrebbe sembrare dalle parole di Maria Fioroni. Per tre anni infatti, dal 1959 al 1961, come risulta dai documenti dell’archivio della Biblioteca, si erano susseguiti colloqui, incontri più o meno informali in casa Fioroni tra le ‘autorità’ legnaghesi: a lungo si era dibattuto in consiglio comunale, cercando nel contempo di reperire contributi presso vari enti pubblici e privati.
Anche il progetto iniziale di sistemazione del cortile e di ristrutturazione dei fabbricati rustici ad esso adiacenti dove avrebbero trovato sede a piano terra il Museo archeologico e, al primo piano, la Biblioteca pubblica, subì in corso d’opera continue modifiche. Lo testimonia, ad esempio, la fitta corrispondenza tra la ‘signorina’ e l’architetto veneziano Ferdinando Forlati, proto di S. Marco e la moglie Bruna, soprintendente alle Antichità delle Venezie. I coniugi Forlati con disinteressata partecipazione e in nome di quell’affettuosa amicizia che li legava a Maria Fioroni, ne abbracciarono la nobile impresa culturale, accontentando pazientemente le richieste anche piuttosto esigenti di Maria Fioroni: «è mio vivo desiderio – scriveva loro la ‘signorina’ il 27 ottobre 1960 – che i lavori eseguiti nel Museo e Biblioteca possano avere quei finimenti, sia pure semplici, che conferiscono all’opera dignità e carattere».
I lavori per la nuova Biblioteca pubblica proseguirono fino agli inizi del 1964 e comportarono notevoli sacrifici economici per Maria Fioroni che per coprire le spese ammontanti a circa 10.000.000 di Lire per il recupero del fabbricato e oltre 17.500.000 per l’arredamento e i libri, ricorse al patrimonio della sorella Gemma e all’eredità lasciata dal fratello Oreste. Alla realizzazione del progetto contribuirono anche l’amministrazione comunale con 1.300.000 Lire e la Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno con 1.000.000 di Lire. L’incarico di progettare e di gestire la Biblioteca pubblica venne affidato al maestro Giacinto Marangoni, vice-direttore della Fondazione Fioroni e segretario dell’Ispettorato scolastico di Legnago, coadiuvato dal maestro Millo Egidati, primo bibliotecario della Fondazione Fioroni e segretario della Direzione didattica di Legnago.
Per far sì che l’organizzazione della Biblioteca pubblica rispondesse in pieno alle norme prescritte dal Ministero della Pubblica Istruzione, Maria Fioroni si rivolse a conoscenti autorevoli e competenti, come ad esempio al direttore della Biblioteca civica di Verona, Mario Carrara, al Soprintendente Generale alle Biblioteche, dottor Manfrè, al dottor Tinazzo, Soprintendente alle Biblioteche del Triveneto e al dottor Bellini, presidente nazionale dell’Ente Biblioteche.
Era talmente grande il desiderio di Maria Fioroni di soddisfare la ‘voglia di libri’ dei legnaghesi chela Biblioteca pubblica venne aperta al pubblico sabato 16 maggio 1964, alcuni mesi prima dell’inaugurazione ufficiale prevista per il mese di ottobre. In quei giorni, arrivarono in Fondazione Fioroni i tecnici degli studi Rai di Milano per realizzare un servizio per la trasmissione radiofonica ‘Tempo libero’.
L’11 ottobre 1964 si svolse l’inaugurazione ufficiale. Fu un giorno di grande festa per Legnago e per Maria Fioroni: il ministro della Pubblica Istruzione Luigi Gui consegnò alla ‘signorina’ la medaglia d’oro che la insigniva benemerita dell’arte e della cultura.
Come si presentavala Biblioteca pubblica della Fondazione Fioroni nel 1964? Tre ampie, modernissime sale per lettura e consultazione, con scaffalature di metallo che correvano tutt’attorno alle pareti, alcune munite di grate ma tutte aperte, cui si aggiungeva una sala conferenze arredata con signorilità, tanto sobria e composta da far risaltare ancora di più il salottino del conferenziere ad essa attiguo, in puro stile veneziano di fine ’700, piccolissimo ma delizioso. Tutte le sale erano dotate di condizionatori d’aria, di termosifoni e di un’illuminazione molto originale: da riquadri del soffitto la luce si diffondeva senza lasciare zone d’ombra.
La dotazione libraria iniziale era di circa 6.000 volumi, suddivisi nei vari rami del sapere, dalla storia all’economia, dalla letteratura alle discipline tecniche; in questi confluirono i circa 2.500 volumi della biblioteca storica di Maria Fioroni. Pregevoli opere di consultazione si affiancavano alla più moderna saggistica e narrativa italiana e straniera; una sezione, sia di consultazione che di narrativa, era interamente dedicata ai bambini e ai ragazzi, per terminare con l’emeroteca ricca di una quarantina di riviste.
A rendere veramente all’avanguardia la Biblioteca pubblica di Legnago, unica nella provincia di Verona, era la discoteca con sala di ascolto, dotata di moderne apparecchiature (due giradischi, due amplificatori, sei cuffie) e con una selezione di dischi non solo di musica classica, moderna, operistica, di folklore, ma anche incisioni dei più noti attori del teatro italiano.
Il carattere distintivo della Biblioteca pubblica era comunque quello di essere una biblioteca per tutti, cioè di essere la biblioteca pubblica per eccellenza. Libero accesso, scaffale aperto e prestito a domicilio gratuito, erano i tre fattori che infrangevano la barriera tra il libro e il lettore, rendendo possibile la piena e libera utilizzazione del libro.
Non è difficile immaginare – e lo dimostrano chiaramente i dati statistici conservati – quale successo riscosse e quanto fosse frequentata. Già sul finire del 1964, praticamente appena dopo l’inaugurazione, Maria Fioroni pensava già ad un ampliamento dell’edificio e ad un potenziamento dei servizi offerti. Le idee di sviluppo parvero concretizzarsi nel 1969 con l’acquisto di una proprietà confinante: il progetto prevedeva di ingrandire notevolmente la sala di lettura e quella di consultazione, modificando l’ingresso e ricavando un’apposita sezione ad esclusivo uso dei ragazzi. Purtroppo, la bocciatura del progetto da parte della commissione comunale per l’edilizia (con notevoli strascichi polemici, in considerazione dell’utilità pubblica dell’opera) e la morte improvvisa della ‘signorina’ il 13 marzo 1970, lasciarono la situazione invariata.
Il patrimonio librario continuò comunque ad incrementarsi negli anni seguenti grazie ad importanti e preziose donazioni, tra cui spiccano quelle del dottor Biasioli (4.000 volumi), del prof. Gino Barbieri (8.000 volumi e 3.000 estratti), di Pietro Morbioli (150 volumi di grandissimo pregio), del dottor Mario Carrara e del dottor Mario De Togni.