La vasta area, un tempo occupata dalle massicce opere di fortificazione, dai bastioni, dalla fossa difensiva, rappresentò negli anni seguenti una sorta di nuova ‘frontiera’ per la città.
I terreni, sgomberati dalle macerie della fortezza, vennero infatti ceduti gratuitamente a quei privati che si fossero assunti – in tempi e con condizioni prestabilite dal Comune di Legnago – l’onere di costruire nuovi fabbricati. I risultati superarono le aspettative: sotto la spinta delle notevoli agevolazioni, nel torno di qualche anno vennero edificati una cinquantina di edifici, in parte ancora oggi esistenti.
Uno di questi – tra i primi ad essere innalzato – fu il palazzo di Pietro Accordi del fu Francesco, ubicato di fronte alla grande strada (via XX Settembre) da poco aperta per collegare il centro abitato con la nuova stazione ferroviaria, inaugurata nel dicembre 1886.
A partire dal 1887, assieme all’abbattimento delle mura, avevano preso avvio gli altrettanto imponenti lavori di sistemazione dell’Adige: per scongiurare il pericolo di nuove rotte, il letto del fiume venne infatti allargato di molto, nel mentre si elevarono, a forza di braccia, di carriole e di terra, i maestosi argini che avrebbero dovuto proteggere Legnago e Porto dalla furia del fiume.
La costruzione dei nuovi terrapieni sulla parte sinistra del fiume comportò l’abbattimento di molti edifici preesistenti. Le demolizioni interessarono anche palazzo Bevilacqua-Lazise (in via Battello), residenza della famiglia Accordi che, a compensazione dell’espropriazione di Porto, ricevette un lotto tra i nuovi terreni di Legnago nell’area dell’ex-fortezza.
Il 29 gennaio 1887 Pietro Accordi del fu Francesco, «non volendo abbandonare Legnago, ove ha il centro dei propri interessi», si rivolgeva all’onorevole municipio della città atesina chiedendo il permesso di poter «rifabbricare» sui terreni che di lì a pochi mesi sarebbero stati assegnati dopo le demolizioni: lo interessava, in particolare, il «primo quartiere di fianco al ricovero prospettante la strada della stazione, occupando colla fabbrica tutta la fronte».
Di lì a qualche mese vennero presentate alla competente commissione d’ornato i ‘tipi’ della erigenda fabbrica che avrebbe occupato una superficie complessiva di 2.400 mq., comprensivi di cortile interno, giardino e di cancellata in ferro che rispondevano agli obblighi di decoro urbano fissati dall’amministrazione di Legnago per le nuove costruzioni sorte sull’area dell’ex-fortezza.
Il progetto originario, redatto dall’ingegnere Giovanni Battista Donati nell’aprile 1887 e approvato nel settembre dello stesso anno, prevedeva la realizzazione di una palazzina a tre piani, dalle forme sobrie e solide – care alle borghesie legnaghesi dell’età umbertina, come testimonia la ripetizione dei medesimi stilemi in molti degli edifici costruiti in quegli anni – affacciata su via XX Settembre.
Il retro del complesso principale, completamente racchiuso da un ampio muro di cinta, avrebbe invece ospitato il cortile e un fabbricato rustico, adibito a deposito per le carrozze e a magazzino.
Nel luglio 1887, per sfruttare al meglio l’ampia superficie a disposizione, il progetto originale venne modificato, trasformando quest’ultimo edificio in una seconda palazzina. Nell’ottobre dello stesso anno il proprietario propose ulteriori modifiche progettuali al corpo principale della fabbrica: su entrambi i lati della facciata principale (verso via XX Settembre) vennero aggiunte due logge che incontrarono il parere favorevole della commissione comunale d’ornato (ottobre 1887).
Il contratto di cessione del terreno, stipulato con l’amministrazione comunale di Legnago il 5 gennaio 1888, prevedeva l’obbligo per l’Accordi di edificare il palazzo entro due anni a partire dal giorno di consegna dello stesso (10 novembre 1887), comprensivo della cancellata in ferro. In caso di inadempienza era prevista una multa pari a Lire 10 per metro quadrato, con l’ulteriore divieto di cessione a terzi prima della complessiva edificazione della fabbrica.