Bazzani Alessandro [Aselogna, Cerea 1807 - Padova, 1889].
Abate secolare veronese. Dopo aver compiuto gli studi ginnasiali all’età di 15 anni vestì l’abito clericale ed entrò nel seminario vescovile di Verona prima di trasferirsi, un paio di anni dopo, in quello centrale di Padova. Gli ottimi risultati da lui ottenuti convinsero il vescovo di Verona Joseph Grasser ad adoperarsi presso il patriarca di Venezia per il suo trasferimento all’Istituto superiore di educazione ecclesiastica Sant’Agostino di Vienna. Una volta arrivato nella capitale austriaca fu ordinato sacerdote nella cattedrale di Santo Stefano e celebrò la sua prima messa nella cappella imperiale della Chiesa parrocchiale di Sant’Agostino. Successivamente divenne direttore della chiesa nazionale italiana di Vienna. Cominciò ad occuparsi anche di critica letteraria sia italiana che tedesca e portò alle stampe una traduzione del Fiesco, opera in atti del poeta Friedrich Shiller. Dal 1842 al 1850 fu Regio Cappellano e Professore di letteratura italiana presso la Guardia Nobile Lombardo-Veneta.
Gli anni che vanno dal 1846 al 1848 segnarono verosimilmente la sua svolta ‘patriottica’. L’elezione al soglio pontificio di Pio IX fu senza dubbio l’evento che ebbe maggior peso unito al fatto, non trascurabile, di trovarsi (lui italiano) a Vienna durante il ’48, anno cruciale del Risorgimento italiano. Vittima dell’invidia e della delazione di un professore tedesco cadde nella ragnatela della repressione asburgica che lo portò ad essere arrestato e trattenuto per sette settimane. Una volta libero fu reintegrato nel suo ruolo finché la Guardia Nobile non venne sciolta.
A partire dal luglio del 1850 cominciò a comporre poemetti e poesie di vario genere e una volta trasferitosi a Padova insegnò lingua tedesca presso il Collegio Fagnani dei padri Gesuiti.
Il travaglio al quale lo costrinse nel 1854 una grave malattia di origine nervosa lo portò a comporre una serie di poesie sacre date alle stampe poi nel 1859. Iniziò anche a comporre liriche di argomento politico che, a suo dire, circolavano abbondantemente in forma clandestina non solo nel Veronese. L’occhiuta polizia austriaca però – a conoscenza di questa sua attività di cantore nostrano del Risorgimento – non intervenne subito in parte perché mancavano le prove concrete (cioè il testo di queste poesie in realtà mai pubblicate), sia perché un abate-poeta malconcio di salute non faceva, probabilmente, paura. Ai primi di settembre del 1860 però quando la situazione nazionale e internazionale cominciò a complicarsi le autorità asburgiche emisero un mandato di cattura anche nei suoi confronti che riuscì ad evitare grazie alla soffiata di un amico; fuggì così attraverso le Valli Grandi e raggiunse Mirandola, territorio sicuro. In seguito, si trasferì a Modena dove si stabilì per cinque anni e dove continuò a scrivere poesie politiche e soprattutto l’importantissima Lettera al Sommo Pontefice Pio IX (pubblicata nel 1863), in realtà un pamphlet contenente un lucido atto d’accusa di carattere rosminiano contro il temporalismo papale e il peso che questo aveva esercitato e continuava ad esercitare sulle aspirazioni politiche del movimento unitario; inoltre la sua era una sincera richiesta di una più autentica spiritualità della chiesa di Roma.
Durante gli ultimi anni della sua vita cambiò spesso città, Firenze quando vi si trasferì la capitale, dopo il 1866, Padova dove insegnò lingua e letteratura tedesca all’Università, poi Siena, ancora Firenze ed Ancona. Nel 1877 ritornò a Padova, dove morì il 7 maggio 1889. Bazzani intrattenne relazioni epistolari con molte figure importanti del panorama culturale veronese come il canonico Giovanni Battista Carlo Giuliari, Carlo Montanari, Aleardo Aleardi, Felicita Bevilacqua La Masa, Luigi Trezza e molti altri.