Ospedali

Le priorità strategiche attribuite ai luoghi fortificati in epoca veneta condizionarono profondamente anche il funzionamento delle strutture sanitarie esistenti. Originariamente destinati all’accoglienza e alla cura di pellegrini, poveri, mendicanti ed infermi, gli antichi ospedali dovettero adattarsi ad ospitare anche i soldati feriti e malati, in assenza di altre infrastrutture appositamente adibite. I costi sociali ed economici di questa nuova condizione ricaddero sulle comunità interessate, che dovettero sopportare pure l’onere della costruzione di nuove infermerie dedicate al personale militare.

A Legnago il provveditore Antonio Molino fece edificare un ospedale unicamente riservato agli uomini della guarnigione solo nel 1705. Fino al quel momento i nosocomi civili, come quello della Santissima Trinità, di San Francesco e di Santa Maria delle Grazie a Porto, furono costretti ad offrire i loro spazi anche alle milizie, a scapito delle necessità della popolazione. Situazione quasi analoga a Peschiera, dove un ospedale ad uso esclusivo del presidio militare fu realizzato nel 1605 e ampliato qualche anno dopo, sollevando da questo peso i pii istituti e le compagnie laicali della fortezza. Anche a Verona i tre principali ospedali civili, San Giacomo e Lazzaro alla Tomba, la Santa Casa di Pietà e la Santa Casa della Misericordia, erano tenuti a ricoverare i soldati bisognosi di cure. Solo nel 1622 fu finalmente deciso di erigere un ospedale militare presso Porta Nuova dotato di un chirurgo e di un farmacista.

Ad un sistema ospedaliero specificatamente dedicato ai militari si arrivò soltanto in seguito all’invasione francese del 1796; inoltre la generale riorganizzazione dell’esercito voluta da Napoleone, dopo Luneville, previde cambiamenti rilevanti anche in ambito sanitario. In primo luogo vennero realizzati veri e propri nosocomi riservati solo alle milizie, venne introdotta l’assistenza ai feriti direttamente sul campo di battaglia e le cure, sia sul campo che nelle cliniche, dovevano essere somministrate esclusivamente da personale medico professionale in possesso di una laurea in medicina o equipollente.

A Verona i francesi fronteggiarono le necessità dei numerosi soldati feriti requisendo inizialmente le chiese di San Bernardino, Sant’Eufemia, San Fermo e Sant’Anastasia trasformandole in ospedali militari provvisori. In seguito furono adattati ad ospedale militare il convento e la chiesa di Santo Spirito divenuti di proprietà del demanio. A Peschiera, secondo i progetti iniziali, si doveva accomodare ad ospedale l’antica Rocca. A Legnago il nosocomio militare venne spostato dalla zona del convento di S. Francesco alla caserma S. Martino, a causa dei lavori alle fortificazioni. Tuttavia il continuo spostamento di truppe e il loro transitare in paesi sprovvisti di strutture sanitarie adeguate obbligò gli ufficiali dell’Armée a richiedere espressamente alle prefetture la presenza di un medico ‘dedicato’ in ogni località di sosta. Complessi da risolvere, invece, erano i problemi legati alle condizioni igieniche dei luoghi di degenza – come mettevano in evidenza le ispezioni dell’epoca – dove non era difficile ammalarsi di patologie anche gravi, come il vaiolo o febbri malariche (queste ultime frequenti in zone paludose o lacustri come Legnago e Peschiera). 

In periodo austriaco l’attenzione e la cura riservate ai soldati aumentarono e si perfezionarono ancora, tanto da far dire ad un contemporaneo che l’atteggiamento dell’Austria verso i propri militari poteva essere definito come ‘paterno’. Numerosi gli ospedali, le case per gli invalidi e i bagni militari fatti costruire dagli Asburgo in tutto l’Impero.

A Verona l’antico convento di Santo Spirito, vicino Porta Palio, continuò a funzionare come nosocomio dell’esercito, ma a partire dai primi anni Cinquanta dell’Ottocento fu notevolmente ampliato (poteva ospitare fino a 2.000 pazienti) e ripensato secondo i più moderni principi sanitari dell’epoca. Dopo le sanguinosissime battaglie del 1859, gli austriaci si convinsero della necessità di costruire un grande ospedale militare di guarnigione anche a Peschiera. La nuova struttura, a prova di bomba, sorse in piazza della rocca ed era in grado di accogliere fino a 600 degenti in periodi di guerra e circa 300 in tempo di pace. Progettato fin dal 1860 venne iniziato solo nel 1864 e concluso nel 1866 alla vigilia del passaggio della fortezza agli italiani. Un grande edificio a prova di bomba destinato ad ospedale militare venne creato anche a Legnago. Fu scelto dagli austriaci un fabbricato in precedenza adibito a stalla per i reparti della cavalleria napoleonica, e proprio perché rinforzato contro il lancio di ordigni esplosivi venne chiamato ‘alla Prova’. [Federico Melotto] [Luca Papavero]