Bevilacqua

Bevilacqua (1797 e 1848)

 

Nel 1797 si svolse a Bevilacqua una sorta di appendice della più importante battaglia di Arcole. L’evento non fu comunque così secondario se anche Carlo Botta lo inserì nella sua storia d’Italia redatta nel 1824. Lo scontro prese le mosse in seguito all’ennesimo tentativo da parte degli austriaci di liberare Mantova dall’assedio francese. L’esercito imperiale, destinato a scontrarsi con i francesi, era stato diviso in due tronconi, i quali, impegnati i percorsi diversi, avrebbero dovuto ricongiungersi per marciare uniti su Mantova. Il corpo austriaco del Friuli, guidato dal generale Giovanni Provera mosse da Padova il 7 gennaio 1797 e il giorno seguente giunse a Bevilacqua dove per due giorni e mezzo venne fermato dalla brigata comandata dal francese Pierre François Charles Augereau appostata nei pressi del fiume Fratta. A quel punto alcuni distaccamenti austriaci furono mandati rispettivamente a Caselle, frazione di Pressana, a coprire eventuali attacchi francesi dalla zona di Ronco all’Adige, e a San Salvaro, frazione di Urbana, e Merlara allo stesso modo per evitare incursioni da oltre Adige. Il terzo giorno Provera riuscì ad avere la megliosui francesi e si diresse verso Angiari, per passare l’Adige. Venne quindi gettato un ponte con grande difficoltà sotto il tiro dell’artiglieria napoleonica che infatti riuscì a bloccare il passaggio dei carriaggi compromettendo la marcia del contingente austriaco verso Mantova.

Nell’aprile del 1848 il castello di Bevilacqua venne occupato con un colpo di mano da alcune avanguardie rivoluzionarie romagnole guidate dal colonnello Livio Zambeccari. Il feldmaresciallo Radetzky dopo aver mandato alcuni squadroni di croati a Legnago, il 21 di aprile li diresse verso il fortilizio di Bevilacqua che venne pesantemente cannoneggiato. In seguito la soldataglia fu lasciata libera di abbandonarsi a razzie per l’intero paese che venne alla fine incendiato; stessa sorte toccò al castello dove vennero violate anche le sepolture della famiglia Bevilacqua. Le cronache locali raccontano del ritorno all’interno della fortezza legnaghese delle truppe cariche di bottino.