Frattini Pietro [Vigo, Legnago 1821 - Belfiore 1853].
Nato a Vigo, frazione di Legnago, da una famiglia di umili origini – i suoi genitori facevano i carrettieri e fruttivendoli – si trasferì a Mantova all’età di quindici anni probabilmente per cercare maggior fortuna economica. Nella cittadina lombarda trovò lavoro presso un fabbricatore e venditore all’ingrosso di pasta e farina. A quanto pare Pietro riuscì a ricavarsi del tempo per leggere e studiare. Intanto, il suo datore di lavoro gli affidò il commercio di granaglie fuori Mantova, anche nei mercati di Legnago e di Ostiglia, dove conobbe tra l’altro don Luigi Martini, destinato a diventare il suo confessore durante i giorni terribili della detenzione nelle carceri di Mantova e dove sicuramente strinse rapporti con altri patrioti. Nel 1848 anche a Mantova, il 18 di marzo, si costituì una guardia civica nella quale Pietro si arruolò subito, ma l’arrivo quasi immediato delle truppe austriache pose, in breve, fine all’esperienza patriottica. Il legnaghese fuggì quindi dalla città e si arruolò nel corpo di volontari che si rese protagonista della prima battaglia di Governolo e lì conobbe Nino Bixio. In seguito fuggì a Genova, dove si arruolò con i volontari di Garibaldi in partenza per Roma, città nella quale venne ferito abbastanza gravemente ad un ginocchio. Costretto a camminare con delle stampelle che gli impedirono di riprendere la sua attività di soldato, Frattini tornò a Mantova nel 1849, approfittando dell’amnistia concessa dopo la caduta di Venezia. Nel 1850 Frattini si iscrisse al comitato mazziniano organizzato dal prete Enrico Tazzoli nel quale ebbe il compito di accogliere i perseguitati politici che giungevano a Mantova. In seguito alla scoperta del famoso registro di don Tazzoli, Frattini venne arrestato nell’ottobre del 1852. Durante il processo fu riconosciuto colpevole di alto tradimento e condannato a morte. Fu impiccato all’alba del 19 marzo 1853.