Scarsellini Angelo [Legnago, 1822 - Belfiore (Mn), 1853].
Figlio di Vincenzo, funzionario dell’Imperial Regia Pretura, e di Virginia Trevisan di nobile famiglia veneziana. Nel 1826 si trasferì a Padova dove il padre era stato promosso pretore, di qui si spostò a Venezia, città nella quale compì gli studi ginnasiali e liceali. Partecipò ancora giovanissimo all’insurrezione della città nel marzo del 1848. Nello stesso anno si distinse pure nella sollevazione di Palmanova, soprattutto nello spegnimento degli incendi provocati dalle bombe austriache. Dopo la caduta di Venezia intraprese una lunga serie di viaggi in Italia e all’estero, durante i quali conobbe numerosi patrioti. A Londra fu al fianco di Mazzini, raccomandato dal patriota lombardo Gustavo Modena. Nel 1851 lo Scarsellini rientrò clandestinamente nel Veneto. A Venezia fu eletto presidente del locale comitato segreto, dedicandosi anima e corpo all’organizzazione non solo delle forze patriottiche lagunari, ma di tutto il Veneto, mantenendo vivi i collegamenti con i comitati lombardi, piemontesi e liguri. Frequentissimi i contatti con gli ambienti antiaustriaci veronesi (il cui ritrovo era la libreria Cesconi) e mantovani (soprattutto con don Enrico Tazzoli). Fra i suoi progetti vi era quello di fare prigioniero l’imperatore Francesco Giuseppe imponendogli la scelta tra la libertà del Lombardo-Veneto o la morte. Sebbene quest’impresa non fosse mai stata nemmeno presa in considerazione, fu una delle principali imputazioni contestate allo Scarsellini dopo il suo arresto, avvenuto il 27 giugno 1852. Condotto alle carceri di San Silvestro (dove già si trovavano i suoi compagni Bernardo Canal, Giovanni Zambelli e Carlo Poma), dopo i primi interrogatori, il 13 luglio fu trasferito a Mantova e rinchiuso nei sotterranei del Palazzo ducale, sede del tribunale militare. Qui attese la condanna a morte emanata il 4 dicembre 1852. La sua impiccagione avvenne subito dopo quella di don Enrico Tazzoli.