Monga Luigi

Monga Luigi [Isola della Scala, 1827 - ?].

 

Ricco possidente e dimorante a Verona dove deteneva un palazzo, partecipò alla difesa di Venezia nel 1849 con la coorte Veliti, distinguendosi nell’azione del 1° agosto, quando riuscì valorosamente ad impossessarsi della bandiera del 18° reggimento di fanteria austriaca e a portarla come trofeo a Venezia. Nel 1852, coinvolto nella congiura dei martiri di Belfiore, fuggì a Torino. Qui rimase fino al 1857 entrando a far parte della Società Nazionale. Amnistiato dall’Austria, poté tornare a Verona, dove si dedicò all’organizzazione su vasta scala dell’emigrazione dei giovani verso il Piemonte, facendo arrivare oltre il Ticino ben 1200 fuoriusciti. Nel 1859, all’approssimarsi della guerra, il generale La Marmora lo incaricò di infiltrarsi a Verona e di esplorare lo stato delle fortificazioni della città riportando informazioni importantissime al Genio militare piemontese. Nel 1860 fu costretto ad emigrare a Goito perché entrato fra i sospettati della polizia austriaca. Nel 1861 fu convocato da re Vittorio Emanuele II in persona, il quale progettava di costituire un apparato di informazione politico-militare ad uso personale. Il Monga curò questo servizio fino al luglio del 1864 grazie ad una vasta rete di informatori e tenne una fitta corrispondenza con il sovrano, aggiornandolo sui quadri militari austriaci, su spostamenti di truppe, costruzione di forti e stato degli armamenti. Negli stessi anni Luigi Monga venne impiegato pure in importanti missioni speciali: nel 1862, ad esempio, riuscì a sventare un attentato alla vita del re; l’anno dopo annullò una manovra volta ad intaccare i buoni rapporti tra Vittorio Emanuele e Garibaldi. Organizzò inoltre spedizioni di armi destinate ai comitati democratici in Italia e all’estero. Dal giugno 1866 le preziose capacità spionistiche del Monga furono richieste prima dallo Stato Maggiore sabaudo e poi dallo stesso Garibaldi. Di notevole rilievo storico è l’archivio privato che Luigi Monga ha lasciato, in cui si possono ritrovare tutti i nomi dei suoi informatori italiani e austriaci e le somme di denaro che essi mensilmente pretendevano. Non mancano infine documenti che contribuiscono ad approfondire le conoscenze sulla persona e sull’azione di Vittorio Emanuele II, i rapporti con i suoi ministri e l’amicizia con Garibaldi.