Custoza (23-25 luglio 1848)
Dopo lo scontro di Goito, durante la prima guerra d’indipendenza, il comando militare piemontese si dimostrò indeciso sul da farsi. Le truppe vennero disposte secondo un stretta linea che da Rivoli correva fino a Mantova. A quel punto Radetzky, con i suoi 60.000 uomini, decise di muoversi per primo con l’intenzione di tagliare la linea del fronte piemontese e di dividerne le forze.
Il 22 luglio iniziarono le operazioni. All’alba del giorno seguente le truppe imperiali si erano sistemate sul campo di battaglia, occupando Sona e procedendo verso San Giorgio in Salici da dove minacciarono da vicino Sommacampagna e Santa Giustina. I piemontesi furono dunque costretti a ripiegare per Colà, Castelnuovo e Peschiera. Venuto a conoscenza dei movimenti austriaci, Carlo Alberto, decise di riunire a Villafranca le truppe più vicine per tentare una controffensiva su Radetzky, aggirarlo, e tagliarlo fuori da Verona. Dal canto suo il comandante austriaco puntava invece a controllare la zona del Mincio tra Valeggio e Peschiera. Valeggio in particolare venne prontamente occupato, mentre nei movimenti di truppe che seguirono i piemontesi fermarono gli austriaci a Staffalo e a sera le truppe sabaude occuparono le alture attorno a Custoza, minacciando le comunicazioni austriache con Verona. Radetzky corse ai ripari sia richiamando le truppe che avevano già varcato il Mincio, sia schierando alcuni corpi tra Santa Lucia del Tione e Valeggio; altre formazioni occuparono le alture di San Rocco di Palazzolo, San Giorgio in Salici e Osteria del Bosco, mentre un corpo di cavalleria controllava la strada per Verona. Il 25, l’esercito piemontese mosse verso Valeggio ma all’arrivo trovò le posizioni austriache ben difese e difficilmente attaccabili. Dopo l’arrivo di alcuni rinforzi, le forze sabaude tentarono lo sfondamento ma vennero respinte; nel frattempo altre formazioni piemontesi erano state assalite dagli imperiali tra Sommacampagna – da dove furono costretti a sgombrare – e Custoza che i piemontesi tentarono di difendere fino a sera. Nel frattempo l’esercito di Carlo Alberto tentò un altro attacco su Valeggio ma venne respinto. A quel punto, data l’infruttuosità dei continui attacchi e la stanchezza delle truppe, la battaglia era da considerarsi persa per i piemontesi che si ritirarono su Goito.