Verona

Una volta riconquistata dagli eserciti della Serenissima, anche Verona fu subito inserita nel programma delle nuove fortificazioni. La città era da sempre considerata uno snodo viario e commerciale di cardinale importanza per gli interessi economici della Repubblica e, dopo Agnadello, si configurò definitivamente come un perno imprescindibile per la sicurezza dell’intero Stato.

Seguendo il tracciato delle antiche mura scaligere, che presentavano in più punti ampi squarci causati dalle artiglierie imperiali e da quelle franco-veneziane durante la riconquista, si procedette rapidamente al risanamento delle difese cittadine. Fu predisposto innanzitutto tra il 1517 e il 1518 l’abbattimento di tutte quelle costruzioni che sorgevano entro un miglio dalla cinta per fare spazio alle spianate di San Giorgio, Tomba, San Massimo e San Zeno. La cortina scaligera venne rinforzata realizzando alti terrapieni interni; alcune porte come Porta Vescovo e Porta San Giorgio furono fortificate. Vennero infine costruiti imponenti bastioni: il primo fu quello ‘delle Boccare’ (1518-1522) e subito dopo quello ‘delle Maddalene’.

Inizialmente la direzione dei lavori venne affidata a Francesco Maria della Rovere; nel 1530 passò a Michele Sanmicheli, il quale firmò anche i progetti delle tre porte monumentali: Porta Nuova, Porta San Zeno e Porta Palio. I cantieri rimasero attivi per tutto il secolo e oltre, spesso tra rallentamenti e difficoltà di vario genere. E se da un lato essi diedero vita ad una struttura imponente ed efficiente, in grado di salvare Verona dalle sciagure di futuri assedi, dall’altro si caratterizzarono anche come un enorme sacrificio – non solo economico – per tutta la comunità cittadina e per il territorio ad essa sottoposto. [Luca Papavero]