Pastrengo (1799 e 1848)
Nel corso del 1799, riaccesasi la guerra tra francesi e austriaci anche nel Veronese, il comando militare asburgico dispose il proprio esercito fra Pastrengo, Verona e Legnago. I transalpini invece schierarono le loro divisioni dietro la linea delle fortezze di Mantova e Peschiera decisi a contrattaccare il nemico. All’alba del 26 marzo una divisione francese partì all’attacco proprio verso Pastrengo riuscendo a far retrocedere gli austriaci; nello stesso tempo erano partiti attacchi anche a San Massimo, Santa Lucia, Verona e a Legnago, dove gli austriaci però ebbero la meglio. Il comando francese, a quel punto indeciso sul da farsi, pensò di tentare un attacco su Verona lasciando così sguarnita la posizione di Pastrengo prontamente assalita dagli asburgici che misero in fuga definitivamente i transalpini.
Il 1848 fu un anno importante per Pastrengo. I piemontesi avevano passato il Mincio allo scopo sia di isolare Peschiera da Verona e dal Tirolo, sia di eliminare il gruppo di forze austriache che si erano appostate proprio a Pastrengo. Il comando sabaudo decise dunque un’azione di forza su questa cittadina. Il 30 di aprile ebbe luogo l’importante battaglia di Pastrengo. I piemontesi intendevano andare all’attacco disponendosi su tre colonne; verso le ore quattordici, vista la relativa lentezza con la quale si muovevano le truppe, Carlo Alberto decise di imprimere un’accelerazione alle manovre e fu in questo momento che il re, salendo su un’altura accompagnato da alcuni squadroni di carabinieri, fu raggiunto da una raffica di proiettili sparati da un drappello austriaco: i cavalli dei carabinieri che lo precedevano si volsero indietro lasciandolo scoperto, ma fu a quel punto che il maggiore Alessandro Negri di Sanfront ordinò la carica degli altri tre squadroni di carabinieri, che finì per essere una sorta di segnale di vittoria poiché da lì a poco gli austriaci si ritirarono in disordine.