Pindemonte Giovanni [Verona, 1751 - 1812].
Fratello maggiore di Ippolito, poeta e autore tragico, ebbe una vita avventurosa e battagliera. Già membro del Maggior Consiglio e del Senato della Repubblica di Venezia, giacobino di vecchia data, l’ex marchese Pindemonte aveva aderito con fervore agli ideali della Rivoluzione francese e per questo fu esule in Francia nel 1793. Tornato in Italia, il 31 agosto 1798 fu nominato prima juniore e poi seniore della Repubblica Cisalpina, ruolo nel quale si distinse soprattutto nella questione della nazionalizzazione dei beni ecclesiastici. Dopo l’invasione austo-russa e la caduta della Cisalpina, trovò nuovamente rifugio a Parigi. Qui fu coinvolto nel processo contro i dinamitardi italiani che avevano attentato alla vita del Bonaparte. Arrestato e imprigionato come complice, fu salvato solo dall’intervento di Ferdinando Marescalchi, rappresentante cisalpino presso il Direttorio francese, il quale riuscì a dimostrare la sua innocenza. Con il ritorno dei francesi in Italia e l’istituzione della Repubblica Italiana, il Pindemonte venne nominato rappresentante di Verona ai Comizi di Lione, ma fu subito costretto a rinunciare alla carica per via dei suoi trascorsi con la giustizia francese. Gli avvenimenti politici vissuti in prima persona ispirarono al Pindemonte versi politici e patriottici come l’Ode alla Repubblica Cisalpina (1798) e il poemetto Le ombre napoletane (postumo, 1883). Compose pure dodici tragedie di schema alfieriano, ma con larghe concessioni allo spettacolare e al patetico, raccolte in quattro volumi e pubblicate a Milano nel 1804-1805 con il titolo di Componimenti teatrali.